22 settembre: non è che l’inizio.
Costruiamo lo sciopero generale prolungato!
Comunicato dell’Esecutivo del Pdac
Lo sciopero nazionale del 22 settembre, proclamato da varie sigle del sindacalismo di base, è andato al di là delle migliori aspettative. Sono state altissime le adesioni nei trasporti, nella sanità, nella scuola e nei servizi pubblici. Alta la partecipazione anche nel settore privato. Soprattutto, le piazze si sono riempite di una marea umana, come non si vedeva da anni: centinaia di migliaia di persone (lavoratori, giovani, studenti, immigrati, donne) sono scese in piazza in decine di città italiane, dando vita a cortei enormi. A Milano, Roma, Bologna, Torino, Genova, Napoli sono scese in piazza decine di migliaia di persone, migliaia o centinaia in tutte le altre città di provincia. A nulla serviranno i tentativi del governo Meloni di reprimere questo movimento che sta crescendo.
Si tratta di un risultato significativo, soprattutto se si considera che questo sciopero è stato boicottato dalla burocrazia dirigente della Cgil, che ha preferito proclamare uno sciopero di sole 4 ore nella giornata di venerdì (e solo del settore privato), ostacolando così l’unità di sciopero tra lavoratori del privato e lavoratori del settore pubblico e dei servizi.
La straordinaria adesione allo sciopero di oggi dimostra che ci sono le condizioni per andare oltre. Bisogna rilanciare subito, organizzando un nuovo grande sciopero generale che paralizzi i trasporti, le fabbriche e le scuole, porti in piazza i lavoratori di tutti i settori, pubblici e privati.
È necessario che tutti gli attivisti sindacali, ovunque collocati, si battano da subito nelle loro organizzazioni per esigere dalle direzioni sindacali la preparazione di questo grande sciopero generale unitario e prolungato a sostegno della Resistenza palestinese, contro lo «Stato» coloniale e razzista d'Israele, espressione della barbarie capitalista, e contro i governi imperialisti che lo sostengono, preparando così la cacciata del governo Meloni.
Il Partito di Alternativa Comunista si batterà affinché la mobilitazione si sviluppi in forma unitaria. Ma, contemporaneamente, denunciamo il ruolo nefasto che svolgono le direzioni di gran parte delle organizzazioni della sinistra che – non volendo scontrarsi realmente con gli interessi del capitalismo - sostengono la falsa «soluzione» dei «due Stati», seminano illusioni sull'Onu o riconoscono un presunto «diritto di esistere» dell'entità sionista. Sappiamo che oggi questa nostra posizione è ancora minoritaria: ma è anche l'unica che coincide con i reali bisogni delle masse palestinesi e con un sentimento diffuso nelle mobilitazioni di tutto il mondo che va organizzato. Solo questa prospettiva dà forza reale allo slogan che sale dalle piazze: «Palestina libera dal fiume al mare!».
Siamo solidali con l’iniziativa della Global Sumud Flotilla e facciamo nostro l’appello dei portuali a organizzare blocchi contro gli attacchi dei sionisti alla Flotilla e contro l'invio di armi a «Israele». Rivendichiamo l’azione eroica del 7 ottobre e ci battiamo per la distruzione dell’entità sionista. L'entità coloniale va smantellata e i sionisti vanno cacciati da tutta la Palestina (non solo da Gaza e Cisgiordania). Solo così si potrà costruire uno Stato palestinese che consenta il ritorno di milioni di profughi e riconosca pieni diritti a una minoranza ebraica anti-sionista, come parte di una federazione socialista del Medio Oriente.
Per lottare per questa prospettiva è necessario costruire un partito rivoluzionario internazionale. È questa la battaglia dei militanti e delle militanti del Pdac e delle altre sezioni della Lit-Quarta Internazionale.